Insalata di Fossili
Luca Trevisani
Da tempo mi affascinano le grotte dell’Addaura e le loro enigmatiche immagini. Questo complesso di tre grotte naturali, situato sul fianco nord-orientale del monte Pellegrino a Palermo, custodisce incisioni rupestri risalenti tra l’Epigravettiano finale e il Mesolitico. Queste incisioni, create circa quattordicimila anni fa, sono il primo esempio conosciuto di rappresentazione di riti, convivi, e società umana. Che siano riti apotropaici, sciamanismo erotico o falsi storici, poco importa: sono un mistero molecolare, una cartografia del desiderio di essere uomini, un futuro collettivo da ricordare.
Le immagini dell’Addaura, antiche come Noè o moderne come plagi matissiani, parlano della nostra relazione con l’ambiente e la società. Ci costringono a pensare su una scala temporale diversa, analizzando la nostra idea di futuro e progresso.
Dal 1997, le grotte sono chiuse al pubblico, così ho deciso di riprodurre le incisioni a grandezza naturale, come cartoline enormi da portare in giro, per dare loro gambe e ali. Le ho replicate con stampe cianografiche, un vecchio processo fotografico preindustriale, sviluppato con reazioni chimiche semplici, perché la chimica è forse l’unico legame tra noi e questi nostri antenati. Le grotte dell’Addaura ci presentano immagini fuori dalla storia, prive di una tradizione visiva che ci guidi. Senza letteratura o indizi, ho scelto di interrogare questi fantasmi replicandoli innumerevoli volte.
Immagini di natura, idee politiche formulate da designer, pensatori, architetti e artisti vengono tatuate su fossili di foglie. Da anni mi dedico a stampare su foglie essiccate visioni politiche legate alla natura, ma ora questo lavoro assume una nuova dimensione temporale: imprimere queste fantasie e questi ghirigori su foglie di 320 milioni di anni fa è un grido disperato, una trappola seduttiva sottile e perversa. Questi frammenti diventano parte di una wunderkammer contemporanea, una collezione che mette in mostra la nostra ignoranza percettiva. La distanza temporale agisce come un cannocchiale rovesciato, relativizzando le nostre preoccupazioni del presente e permettendoci di comprenderci al di fuori dei limiti del nostro contesto quotidiano.
Insalata di Fossili è una pubblicazione nata dalla stessa idea di accumulo e lavorio materico, di dover rimasticare qualcosa per capirlo, o forse per sentirlo, con la mente e con i sensi. Si tratta di un atlante, un viaggio visivo all'interno di una collezione personale e arbitraria di opere d'arte, eventi, situazioni e gesti che hanno a che fare con il fossile, non inteso qui come oggetto, ma come la sorpresa che genera il suo incontro, come lo strappo alle convenzioni che incarna. Grappoli di stimoli spasmodici, distopici e gioiosi. Come per le grotte dell'Addaura, anche questa teoria del fossile incrina la nostra nozione di continuità spaziotemporale, tanto rassicurante quanto ingannevole. Insalata di Fossili non racconta una storia geologica, ma una serie di incidenti cronologici, di squarci nel tempo, di corpi sospesi nella storia. È una collezione di audaci gesti culturali, una raccolta di sorprese interdisciplinari, intrusioni gioiose, disobbedienti e talvolta persino sgarbate; perché l'arte non è uno spazio naturale e conciliante, ma un laboratorio a cielo aperto dove si inventano e si testano forme alternative per contemplare la nostra vita materiale e spirituale. Insalata di Fossili è a tutti gli effetti un manifesto programmatico, una dichiarazione di poetica di Luca Trevisani in guisa di tutorial, un ricettario, un insieme di istruzioni sotto forma di figurine.